martedì 21 gennaio 2014

La resa dei conti.

La resa dei conti.

Con i ragazzi ci vedemmo una quindicina di giorni dopo. Questa volta non lasciammo passare molto tempo. Li invitammo a casa nostra. Dopo il mio tentativo di baciare Carla, Roberta sembrava portare dentro molto rancore. Quindi quando le proposi di invitare i ragazzi a casa, lei mi rispose con un freddissimo cenno della testa. Come a dirmi di fare come volevo, tanto per lei era uguale.

   Noi abitiamo in una palazzina di due piani; stiamo in un monolocale al piano terra, che probabilmente una volta era una sorta di deposito, o qualcosa del genere. La casa è piccola, sì, ma è accogliente e calda. E poi c’abbiamo un piccolo spazio all’aperto tutto nostro, dove abbiamo messo una piscina di quelle di plastica, basse, che si gonfiano e si sgonfiano a seconda della stagione. Niente di chè. Però ci tornò utile quando i ragazzi vennero a casa nostra. Ma andiamo per gradi.

   Carla era molto seducente come sempre, per non dire da erezione. Ti veniva proprio di sculacciarla, di alzarle quelle sue gonne anni ’30 e darle una bella sculacciata. E poi farci l’amore. Ecco cosa ti faceva venir voglia Carla. Non fraintendetemi, anche la mia donna ti faceva venire certi pensieri libidinosi. E potete chiederlo a Pietro, ma anche a tutti i suoi numerosi ex.

   Ebbene, quando arrivarono a casa, Roberta sembrava molto seccata. Infatti non si era manco sistemata i capelli, e indossava ancora il pigiama. L’unica cosa che aveva fatto era quella di mettersi un filo di trucco.

   Ce ne andammo insieme ai ragazzi nel nostro cortiletto, per starcene all’aria aperta a prendere un caffè, quando Carla eruppe in un grido di stupore, come una bambina davanti ad un nuovo giocattolo, quando vide la piscina.

- Wow! Ho sempre desiderato avere una piscinetta così in casa – disse. – Dai, facciamo un bagnetto nudi.

- Non fare la stupida – rispose Roberta in tono antipatico. – Vuoi fare il bagnetto nuda a dicembre? Sei pazza o cosa?

- Va bene, calmati. La possiamo portare nel soggiorno, così staremo al calduccio.

- See, così allaghiamo casa. Ma falla finita.

- Roberta. c’è qualcosa che non va? – chiese Carla mettendosi coi pugni contro i fianchi. – Sei di umore pessimo.

- Sì, sono di umore pessimo. A te non capita mai?

   Discussero animatamente per quasi un quarto d’ora, e alla fine nessuno capì il perché Roberta fosse così nervosa. Cioè, io lo sapevo benissimo. Era ancora per il fatto che avevo tentato di baciare Carla. Adesso, ritrovarsela davanti, doveva aver acuito il suo malumore. Ad un certo punto Carla sbottò in un ruggito di rabbia e se ne andò via. Pietro però rimase insieme a noi. Bevemmo del caffè insieme, e ci disse di non aver capito quello strano comportamento della sua ragazza.

   Carla ritornò dieci minuti dopo con una busta della spesa piena di lozioni. Era eccitata e ci mostrò i suoi acquisti. Aveva comprato una decina di confezioni di olio per il corpo, di quello che si usa per i massaggi e che rende il corpo scivoloso. Mi chiese aiuto per portare la piscina dentro casa, e quindi la sistemammo nel soggiorno, contro la volontà di Roberta, che intanto bofonchiava e bestemmiava. A quel punto Carla svuotò cinque bottiglie di lozioni all’interno della piscina, creando uno strato oleoso sul fondo, e noi la guardavamo con vivo interesse per capire cosa avesse in mente. Una volta svuotate le cinque confezioni iniziò a spogliarsi fino a restare nuda. C’avevo il cuore a mille e il sangue che mi pompava nelle vene del cazzo, il quale mi si indurì in un attimo. Che bel corpo che aveva Carla! Che belle curve morbide. La voglia di farmi una scopata con lei aumentava ogni volta che la vedevo.

- Forza, ora tocca a voi. Spogliatevi – ci disse.

   Lentamente ci spogliammo tutti.

- Roberta, dai. Entra dentro – disse Carla in tono autoritario.

- Ma cosa vuoi fare? – domandò lei.

- Voglio risolvere i problemi che ci sono tra di noi una volta per tutte – rispose. – Perché credo che è di questo che si tratta.

- E noi? – domandò Pietro.

- Voi non c’entrate niente con questa storia. Restate fermi lì e fatevi una sega. Noi abbiamo dei problemi da risolvere.

   Roberta entrò nella piscina un po’ titubante. Poi entrò anche Carla. Si inginocchiarono e si guardarono negli occhi. Io c’avevo un erezione da paura, Pietro invece era ancora tranquillo.

- Avanti, forza – disse Carla. – Scatena la tua rabbia contro di me. Sfogati.

- Ma smettila.

- Lo so perché sei così di pessimo umore. Il tuo Andrea ti avrà raccontato di quello che è successo a Villa Borghese e a te non va giù. Ti ha detto che ha tentato di baciarmi e ti è salito il sangue alla testa. Questo è il momento di farmela pagare. Cosa aspetti?

   Si guardarono ancora per qualche istante, senza che succedesse nulla. Poi ad un certo punto, Roberta caricò il suo braccio e colpì Carla con uno schiaffo sulla guancia, la quale si arrossò molto, ma lei non mosse un muscolo, e la guardò con la stessa finta indifferenza di prima. Roberta sapeva che da un momento all’altro sarebbe partita la controffensiva, ma non fece nulla per evitarlo. Anzi, si mise quasi ad aspettarla. Infatti Carla le sputò sulla faccia. Roberta chiuse gli occhi, e la saliva le scese giù da una guancia.

- Troia! – urlò dopo qualche attimo di esitazione, e si scaraventò sul corpo di Carla e si rotolarono nell’olio per il corpo, e in breve tempo la loro pelle ne fu tutta ricoperta.

   Se ne davano di santa ragione, tirandosi i capelli e schiaffeggiandosi, e tentavano di rimettersi in piedi ma i loro piedi scivolavano sull’olio, quindi si mettevano a gattoni e io e Pietro avevamo modo di deliziarci guardando i culi delle nostre rispettive fidanzate in bella mostra, nelle posizioni più oscene, con le natiche aperte e piene di olio, mentre cercavano di rimettersi in piedi. Ma poi ricascavano e si colpivano con altri schiaffi.  

   Per il momento Carla sembrava avere la meglio. Riuscì a mandare giù Roberta, che senza fiato se ne rimase distesa nell’olio, e Carla le si mise col culo ben aperto contro la bocca. Gli strofinò l’orifizio del condotto anale contro le labbra e Roberta cercava di allontanarla ma non ci riusciva.

- Lecca, leccamelo bene – diceva Carla.

   Poi Roberta riuscì a catapultare la sua avversaria a terra e prendendole un braccio la immobilizzò. La fece girare mettendola col busto al suolo e il culo verso l’alto, a quel punto iniziò a sculacciarla pesantemente. Il suono era così dolce, grazioso e deciso.

- Adesso le prendi, puttana! – disse.

- Che ne dici di un bicchiere di vino? – domandai al mio compagno di sbronze, il quale aveva cominciato pure lui a masturbarsi.

- Pure tutta la bottiglia – mi rispose.

   Andai in cucina a prendere una bottiglia di falangina che avevo comprato il giorno prima e ci misi un po’ a stapparla. E quando ritornai in cortile vidi Roberta che aveva infilato quattro dita nel buco del culo di Carla, e lei ansimava in preda ad un piacere così intenso, che pareva quasi che stesse per svenire. Ebbi un mancamento pure io, perché vidi che le dita di Roberta si facevano strada prepotentemente dentro, quasi con la violenza, spingendo, e infine entrò tutta la mano. A quel punto Carla cacciò un urlo terrificante che poi diventò un mugolio di piacere.

- Non ho mai visto niente del genere – sussurrai, e Pietro mi strappò la bottiglia dalla mano e se la portò alla bocca.

- Devo essere onesto… neanche io – continuò lui. – Neanche io.

- Non pensi che sia il caso di intervenire? – domandai. – Non vorrei che Carla si facesse davvero male.

- Aspettiamo un altro po’. Vediamo come si evolvono le cose.

   La mano di Roberta era scomparsa in mezzo alle natiche della sua avversaria. Come un qualcosa di affilato che si infila in un oggetto di gomma morbida. È difficile descrivere cosa stesse provando Carla in quel momento. Direi che era un qualcosa di molto vicino al dolore, ma allo stesso tempo era come se in quella cosa trovasse una sorta di appagamento sessuale. Ma Roberta si fece intimorire dalle sue grida, e così tentò di far venire fuori la mano, ma senza riuscirci. L’orifizio pareva essersi serrato, chiuso tutto d’un tratto, e allora vidi sul viso della mia ragazza apparire un espressione di preoccupazione.

- Cazzo, non viene fuori – sussurrò.

- Cosa? – domandai.

- La mia mano – urlò. – Non viene fuori, cazzo.

   Carla si lamentava, e sembrava essere sull’orlo di un mancamento. Io e Pietro ci avvicinammo ai bordi della piscina per cercare di capire cosa stesse succedendo esattamente. Vidi con chiarezza che Roberta cercava di spingere verso l’esterno il polso, ma per qualche motivo non riusciva a venire fuori, anzi, è come se Carla la stesse risucchiando ancora di più dentro.

- Non è niente – disse Pietro, - è solo una cosa nervosa. Carla, rilassati. Rilassa i muscoli del culo.

- Mi fa male – piagnucolò lei.   

- Lo so, ma tu devi fare come ti dico.

- Posso provare a tirare con più forza – disse Roberta.

- Ma sei pazza? – urlò Carla. – Così mi rompi in due.

   In quel momento ebbi quasi il terrore di dover chiamare un’ambulanza. Insomma, cosa avremmo spiegato in ospedale? Allora andai nel panico e mi bloccai del tutto, incapace di poter prendere qualsiasi iniziativa. Incapace di proferire qualsiasi parola di conforto e di sostegno.

- Rilassati amore – le disse Pietro. – Rilassa i muscoli e lascia andare la mano di Roberta.

- Non ci riesco – piagnucolò lei. – Ormai si è chiuso.

- Provaci ancora.

   A poco alla volta vidi venir fuori la mano di Roberta, e vidi il buco del culo di Carla allargarsi oscenamente, fino a quando uscirono fuori le dita, e l’orifizio rimase aperto, ma per fortuna era finita. Roberta era fuori, e Carla si accasciò sul fondo della piscina, distrutta dalla fatica e dal dolore. La mia fidanzata andò ad abbracciarla e a chiederle perdono. Pareva mortificata per quello che aveva fatto.
- Non lo farò mai più – le disse. – Mi dispiace. Mi dispiace tanto, tesoro. Ti prego, perdonami. Sei la mia migliore amica, e non volevo farti del male. 

Postato da Andrea.

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