La resa dei conti.
Con i ragazzi ci
vedemmo una quindicina di giorni dopo. Questa volta non lasciammo passare molto
tempo. Li invitammo a casa nostra. Dopo il mio tentativo di baciare Carla, Roberta
sembrava portare dentro molto rancore. Quindi quando le proposi di invitare i
ragazzi a casa, lei mi rispose con un freddissimo cenno della testa. Come a
dirmi di fare come volevo, tanto per lei era uguale.
Noi abitiamo in una palazzina di due piani;
stiamo in un monolocale al piano terra, che probabilmente una volta era una
sorta di deposito, o qualcosa del genere. La casa è piccola, sì, ma è
accogliente e calda. E poi c’abbiamo un piccolo spazio all’aperto tutto nostro,
dove abbiamo messo una piscina di quelle di plastica, basse, che si gonfiano e
si sgonfiano a seconda della stagione. Niente di chè. Però ci tornò utile
quando i ragazzi vennero a casa nostra. Ma andiamo per gradi.
Carla era molto seducente come sempre, per
non dire da erezione. Ti veniva proprio di sculacciarla, di alzarle quelle sue
gonne anni ’30 e darle una bella sculacciata. E poi farci l’amore. Ecco cosa ti
faceva venir voglia Carla. Non fraintendetemi, anche la mia donna ti faceva
venire certi pensieri libidinosi. E potete chiederlo a Pietro, ma anche a tutti
i suoi numerosi ex.
Ebbene, quando arrivarono a casa, Roberta
sembrava molto seccata. Infatti non si era manco sistemata i capelli, e
indossava ancora il pigiama. L’unica cosa che aveva fatto era quella di
mettersi un filo di trucco.
Ce ne andammo insieme ai ragazzi nel nostro
cortiletto, per starcene all’aria aperta a prendere un caffè, quando Carla
eruppe in un grido di stupore, come una bambina davanti ad un nuovo giocattolo,
quando vide la piscina.
- Wow! Ho sempre
desiderato avere una piscinetta così in casa – disse. – Dai, facciamo un
bagnetto nudi.
- Non fare la
stupida – rispose Roberta in tono antipatico. – Vuoi fare il bagnetto nuda a
dicembre? Sei pazza o cosa?
- Va bene,
calmati. La possiamo portare nel soggiorno, così staremo al calduccio.
- See, così
allaghiamo casa. Ma falla finita.
- Roberta. c’è
qualcosa che non va? – chiese Carla mettendosi coi pugni contro i fianchi. –
Sei di umore pessimo.
- Sì, sono di
umore pessimo. A te non capita mai?
Discussero animatamente per quasi un quarto
d’ora, e alla fine nessuno capì il perché Roberta fosse così nervosa. Cioè, io
lo sapevo benissimo. Era ancora per il fatto che avevo tentato di baciare
Carla. Adesso, ritrovarsela davanti, doveva aver acuito il suo malumore. Ad un
certo punto Carla sbottò in un ruggito di rabbia e se ne andò via. Pietro però
rimase insieme a noi. Bevemmo del caffè insieme, e ci disse di non aver capito
quello strano comportamento della sua ragazza.
Carla ritornò dieci minuti dopo con una
busta della spesa piena di lozioni. Era eccitata e ci mostrò i suoi acquisti.
Aveva comprato una decina di confezioni di olio per il corpo, di quello che si
usa per i massaggi e che rende il corpo scivoloso. Mi chiese aiuto per portare
la piscina dentro casa, e quindi la sistemammo nel soggiorno, contro la volontà
di Roberta, che intanto bofonchiava e bestemmiava. A quel punto Carla svuotò
cinque bottiglie di lozioni all’interno della piscina, creando uno strato oleoso
sul fondo, e noi la guardavamo con vivo interesse per capire cosa avesse in
mente. Una volta svuotate le cinque confezioni iniziò a spogliarsi fino a
restare nuda. C’avevo il cuore a mille e il sangue che mi pompava nelle vene
del cazzo, il quale mi si indurì in un attimo. Che bel corpo che aveva Carla!
Che belle curve morbide. La voglia di farmi una scopata con lei aumentava ogni
volta che la vedevo.
- Forza, ora
tocca a voi. Spogliatevi – ci disse.
Lentamente ci spogliammo tutti.
- Roberta, dai.
Entra dentro – disse Carla in tono autoritario.
- Ma cosa vuoi
fare? – domandò lei.
- Voglio
risolvere i problemi che ci sono tra di noi una volta per tutte – rispose. –
Perché credo che è di questo che si tratta.
- E noi? –
domandò Pietro.
- Voi non c’entrate
niente con questa storia. Restate fermi lì e fatevi una sega. Noi abbiamo dei
problemi da risolvere.
Roberta entrò nella piscina un po’
titubante. Poi entrò anche Carla. Si inginocchiarono e si guardarono negli
occhi. Io c’avevo un erezione da paura, Pietro invece era ancora tranquillo.
- Avanti, forza
– disse Carla. – Scatena la tua rabbia contro di me. Sfogati.
- Ma smettila.
- Lo so perché
sei così di pessimo umore. Il tuo Andrea ti avrà raccontato di quello che è
successo a Villa Borghese e a te non va giù. Ti ha detto che ha tentato di
baciarmi e ti è salito il sangue alla testa. Questo è il momento di farmela
pagare. Cosa aspetti?
Si guardarono ancora per qualche istante,
senza che succedesse nulla. Poi ad un certo punto, Roberta caricò il suo
braccio e colpì Carla con uno schiaffo sulla guancia, la quale si arrossò
molto, ma lei non mosse un muscolo, e la guardò con la stessa finta
indifferenza di prima. Roberta sapeva che da un momento all’altro sarebbe
partita la controffensiva, ma non fece nulla per evitarlo. Anzi, si mise quasi
ad aspettarla. Infatti Carla le sputò sulla faccia. Roberta chiuse gli occhi, e
la saliva le scese giù da una guancia.
- Troia! – urlò
dopo qualche attimo di esitazione, e si scaraventò sul corpo di Carla e si
rotolarono nell’olio per il corpo, e in breve tempo la loro pelle ne fu tutta
ricoperta.
Se ne davano di santa ragione, tirandosi i
capelli e schiaffeggiandosi, e tentavano di rimettersi in piedi ma i loro piedi
scivolavano sull’olio, quindi si mettevano a gattoni e io e Pietro avevamo modo
di deliziarci guardando i culi delle nostre rispettive fidanzate in bella
mostra, nelle posizioni più oscene, con le natiche aperte e piene di olio,
mentre cercavano di rimettersi in piedi. Ma poi ricascavano e si colpivano con
altri schiaffi.
Per il momento Carla sembrava avere la
meglio. Riuscì a mandare giù Roberta, che senza fiato se ne rimase distesa
nell’olio, e Carla le si mise col culo ben aperto contro la bocca. Gli strofinò
l’orifizio del condotto anale contro le labbra e Roberta cercava di
allontanarla ma non ci riusciva.
- Lecca,
leccamelo bene – diceva Carla.
Poi Roberta riuscì a catapultare la sua
avversaria a terra e prendendole un braccio la immobilizzò. La fece girare
mettendola col busto al suolo e il culo verso l’alto, a quel punto iniziò a
sculacciarla pesantemente. Il suono era così dolce, grazioso e deciso.
- Adesso le
prendi, puttana! – disse.
- Che ne dici di
un bicchiere di vino? – domandai al mio compagno di sbronze, il quale aveva
cominciato pure lui a masturbarsi.
- Pure tutta la
bottiglia – mi rispose.
Andai in cucina a prendere una bottiglia di
falangina che avevo comprato il giorno prima e ci misi un po’ a stapparla. E
quando ritornai in cortile vidi Roberta che aveva infilato quattro dita nel
buco del culo di Carla, e lei ansimava in preda ad un piacere così intenso, che
pareva quasi che stesse per svenire. Ebbi un mancamento pure io, perché vidi
che le dita di Roberta si facevano strada prepotentemente dentro, quasi con la
violenza, spingendo, e infine entrò tutta la mano. A quel punto Carla cacciò un
urlo terrificante che poi diventò un mugolio di piacere.
- Non ho mai
visto niente del genere – sussurrai, e Pietro mi strappò la bottiglia dalla
mano e se la portò alla bocca.
- Devo essere
onesto… neanche io – continuò lui. – Neanche io.
- Non pensi che
sia il caso di intervenire? – domandai. – Non vorrei che Carla si facesse
davvero male.
- Aspettiamo un
altro po’. Vediamo come si evolvono le cose.
La mano di Roberta era scomparsa in mezzo
alle natiche della sua avversaria. Come un qualcosa di affilato che si infila
in un oggetto di gomma morbida. È difficile descrivere cosa stesse provando
Carla in quel momento. Direi che era un qualcosa di molto vicino al dolore, ma
allo stesso tempo era come se in quella cosa trovasse una sorta di appagamento
sessuale. Ma Roberta si fece intimorire dalle sue grida, e così tentò di far
venire fuori la mano, ma senza riuscirci. L’orifizio pareva essersi serrato,
chiuso tutto d’un tratto, e allora vidi sul viso della mia ragazza apparire un
espressione di preoccupazione.
- Cazzo, non
viene fuori – sussurrò.
- Cosa? –
domandai.
- La mia mano –
urlò. – Non viene fuori, cazzo.
Carla si lamentava, e sembrava essere
sull’orlo di un mancamento. Io e Pietro ci avvicinammo ai bordi della piscina
per cercare di capire cosa stesse succedendo esattamente. Vidi con chiarezza
che Roberta cercava di spingere verso l’esterno il polso, ma per qualche motivo
non riusciva a venire fuori, anzi, è come se Carla la stesse risucchiando
ancora di più dentro.
- Non è niente –
disse Pietro, - è solo una cosa nervosa. Carla, rilassati. Rilassa i muscoli
del culo.
- Mi fa male –
piagnucolò lei.
- Lo so, ma tu
devi fare come ti dico.
- Posso provare
a tirare con più forza – disse Roberta.
- Ma sei pazza?
– urlò Carla. – Così mi rompi in due.
In quel momento ebbi quasi il terrore di
dover chiamare un’ambulanza. Insomma, cosa avremmo spiegato in ospedale? Allora
andai nel panico e mi bloccai del tutto, incapace di poter prendere qualsiasi
iniziativa. Incapace di proferire qualsiasi parola di conforto e di sostegno.
- Rilassati
amore – le disse Pietro. – Rilassa i muscoli e lascia andare la mano di Roberta.
- Non ci riesco
– piagnucolò lei. – Ormai si è chiuso.
- Provaci
ancora.
A poco alla volta vidi venir fuori la mano
di Roberta, e vidi il buco del culo di Carla allargarsi oscenamente, fino a
quando uscirono fuori le dita, e l’orifizio rimase aperto, ma per fortuna era
finita. Roberta era fuori, e Carla si accasciò sul fondo della piscina,
distrutta dalla fatica e dal dolore. La mia fidanzata andò ad abbracciarla e a
chiederle perdono. Pareva mortificata per quello che aveva fatto.
- Non lo farò mai più –
le disse. – Mi dispiace. Mi dispiace tanto, tesoro. Ti prego, perdonami. Sei la
mia migliore amica, e non volevo farti del male.
Postato da Andrea.
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