lunedì 27 gennaio 2014

Il soffocone del perdono.

Il soffocone del perdono.

   Beh, non posso negare che provai un certo piacere per la penetrazione anale di Pietro. Ma non potevo confessarlo. Anzi, non "riuscivo" a confessarlo. Come se avessi paura del giudizio di Roberta. Cavolo, Roberta era la mia fidanzata, e cosa avrebbe pensato di me se le avessi confessato che avevo goduto non poco ad accogliere Pietro nel mio orifizio anale. In ogni modo, quella sera io e Roberta ce ne tornammo a casa, e lei si comportò in modo piuttosto insolito. Come se in qualche modo avesse il rimorso per il piano che aveva architettato alle mie spalle. E allora ci mettemmo a letto, e lei mi guardò con una certa dolcezza.
- Cosa posso fare per farmi perdonare per quello che abbiamo fatto stasera?
   Stavo per risponderle che non aveva nulla da farsi perdonare. Volevo confessarle tutto, e cioè, che mi era piaciuto moltissimo. D'altronde a chi avrei dovuto confessarlo, se non alla mia fidanzata? Avevo le parole sulla punta della lingua, stavo per dirglielo, però poi pensai che quella era un'occasione d'oro. A causa del rimorso, avrei potuto chiederle qualsiasi cosa. E così partii all'attacco. Ora o mai più, mi dissi.
- Beh, se proprio vuoi farti perdonare, potresti lasciarti fare un soffocone.
- Cosa? E che roba è? - Roberta sembrava divertita, non aveva mai sentito parlare di una cosa di quel tipo.
- Niente di che, è una specie di pompino.
- Tutto qui? Dai, ci sto. Tutto pur di ricevere il tuo perdono.
   Così mi spogliai. Ce l'avevo già abbastanza duro (fu l'idea che me lo fece indurire, fare un soffocone alla mia fidanzata).
- Devo spogliarmi anch'io? - mi chiese.
- Sì, forse è meglio. Non vorrei che ti si sporcasse il pigiama.
- Ma si può sapere cos'è sto soffocone?
- Adesso te lo spiego. Intanto spogliati, e stenditi sul letto, con la testa ai piedi del letto rivolta verso il basso.
   Roberta fece come le dicevo. E a quel punto andai verso la sua bocca, e puntai il mio cazzo eretto verso le sue labbra, infilandoglielo dentro fino in gola. Praticamente cominciai a scoparmi la sua faccia, e lei cominciò a produrre saliva in quantità indusitriale, che le usciva dagli angoli della bocca a fiumi, colando verso il basso fino a raggiungere il pavimento, e io continuavo con i movimenti del bacino, e le palle le sbattevano contro il naso. Poi lo feci uscire, per accertarmi che stesse bene, e il suo respiro era affannato. La guardai, aveva il viso completamente inondato della sua stessa saliva, e gli occhi si erano molto arrossati.
- Stai bene? - le chiesi.
- Sì - rispose con un filo di voce.
   Così ritornai all'attacco, e infilai di nuovo il cazzo nella sua bocca, e pompai con più decisione. Sentivo chiaramente le palle sbattere contro il suo naso. Stavo per sborrare, ma volevo resistere un altro pò, così lo feci uscire, e Roberta si lasciò andare in un urlo liberatorio. Aveva il fiatone e la saliva dappertutto. Così avvicinai le palle alla sua bocca, e lei me le succhiò per qualche minuto, e intanto mi smanettai fino a raggiungere l'orgasmo, e gli schizzi saltarono alla rinfusa sulle sue tette e sul suo collo. Roberta si ricompose, con il viso ridotto ad una maschera di saliva, si mise a sedere sul letto. Era stanchissima e aveva gli occhi molto rossi.
- Ecco, questo era un soffocone - le dissi.
- Cazzo, non si finisce mai di imparare - rispose riprendendo fiato. - Vorrei tanto sapere dov'è che impari queste cose.
- Semplice, le imparo guardando i porno.
- Santo cielo - Roberta era visibilmente stremata. - Guarda qui, ho la tua sborra dappertutto. Mi sa che andrò a farmi una doccia.
   A quel punto Roberta andò verso il bagno, e io mi acquietai sul letto. Che esperienza, ragazzi! Avevo appena fatto un soffocone alla mia fidanzata. Ero davvero un uomo molto fortunato ad avere una donna come lei. In quel momento mi domandai chi era il prossimo a cui sarebbe toccato rivivere il proprio "peccato". E soprattutto quando. La risposta a quel mio dubbio arrivò due settimane dopo. Come se Carla si divertisse a farci stare tesi come corde di violino. 

Postato da Andrea.

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