venerdì 31 gennaio 2014

Follie napoletane.

Follie napoletane.

   Beh, a quel punto, se io dovevo avere l'ultima parola, allora avrei proposto qualcosa che avevo in testa da parecchio tempo. Ovvero, volevo che il nostro rapporto facesse un ulteriore step. Non so se avrebbero accetato, però me la volevo giocare.
- Si può fare. Dormirò con Pietro, a patto che da oggi in poi, tra di noi, non vigerà più la regola che vieta di baciarci.
- Sei proprio un inguaribile romantico - disse Carla, e quasi le brillavano gli occhi.
- E va bene - Roberta sembrò piuttosto amaraggiata. L'idea che io potessi baciare un'altra donna non sembrava andarle giù. - Però vacci piano con quella lingua, tesoro. E tu Carla, non me lo consumare troppo.
   Evviva! Avevo ottenuto la mia piccola vittoria. Pietro non ebbe nulla da ridire. A lui la cosa non faceva ne caldo ne freddo. Lui non era un romantico. A lui bastava avere un buco da riempire, e poi tutto il resto era piuttosto superfluo. In ogni modo, il treno entrò nella stazione di Napoli. Per quanto riguarda il calore dei napoletani, devo riconoscere che Carla aveva ragione. Le minigonne di Carla e Roberta non erano passate inosservate, e dopo cinque minuti due ragazzi che sfrecciavano sul motorino rivolsero un commento molto colorito nei loro confronti.
- Uah, che zoccole!
E l'altro: - Me chiavasse a tutt'e duje! Me facesse culo e pucchiacca!
   Le ragazze scoppiarono a ridere. Ci dirigemmo verso l'albergo per posare i bagagli e riposarci un pò. Avremmo dormito in stanze separate, però essendo ancora giorno, decidemmo di starcene tutti insieme. Io e Pietro ci stendemmo sul letto a guardare le ragazze che disfacevano le valigie. Poi ad un certo punto Carla disse a Roberta: - Ti va di fare una follia?
- Che follia? - domandai io.
- Mica ho detto a voi. Questa è una follia che riguarda solo noi due. Allora, Roberta, come ti dicevo, ti va di fare una cosa?
- Che genere di cosa?
- Spogliati.
- Spogliarmi?
- Sì, completamente.
- Va bene, come vuoi.
   Roberta iniziò a spogliarsi, e in qualche attimo fu completamente nuda. A quel punto si spogliò anche Carla. Io e Pietro ci guardammo con molta perplessità. Cos'era quella storia? Poi Pietro mi disse con un filo di voce, che secondo il suo parere la vacanza era cominciata piuttosto bene. A quel punto Carla prese la mano di Roberta e la portò verso la portafinestra, la aprì e uscirono sul balcone. Accidenti, eravamo al primo piano! Chiunque le avrebbe viste! A quel punto iniziarono a sbracciarsi e a salutare la gente che passava di sotto, e iniziarono a volare commenti osceni da tutte le parti.
- Ciao! - urlò Carla salutando alla rinfusa. - Ehi stallone, perchè non vieni ad ingropparmi?
- Uah, che patana ca tieni! - urlò qualcuno da sotto.
- è tutta tua! Vieni a prenderla! - rispose lei.
- E questo ti piace? - urlò Roberta facendogli vedere il culo.
- To sfunass! - rispose quello.
   Poi rientrarono in camera ridendo a crepapelle.
- La volete smettere di fare le stupide? - domandai.
- Macchè! Ma se abbiamo appena cominciato! - a quel punto le ragazze uscirono nel corridoio dell'albergo correndo come matte e andarono a bussare ad una delle camere.
   Io e Pietro le guardammo dalla soglia della nostra porta per vedere cosa stavano combinando. Dalla camera a cui avevano bussato uscì un signore sulla cinquantina in vestaglia, che nel vedersi due tope come Carla e Roberta, completamente nude davanti alla propria porta, rimase completamente allibito.
- Salve - disse Roberta. - Siamo le sue nuove vicine di stanza. Abbiamo ritenuto opportuno venire a presentarci.
- E avete fatto benissimo - rispose lui.
- Noi saremo qui per un paio di notti - disse Carla. - Se le venissero certe voglie porche, non deve fare altro che chiamarci. Sa, la mia amica è molto brava con la bocca. Io invece sono specializzata nel sesso anale. Non si faccia scrupoli, siamo due vere zoccole.
   A quel punto, sempre ridendo e correndo, ripercorsero tutto il corridoio fino a ritornare in stanza. Roberta era stremata per la corsa, così si buttò sul letto, con le cosce oscenamente aperte. E pietro si tirò giù la lampo dei jeans e tirò fuori il suo cazzo mostruosamente eretto.
- Senti, a me tutto sto movimento m'ha messo un certo appetito. Voi permettete che mi faccia una sveltina? - domandò.
   A quel punto si mise sul corpo di Roberta e infilò il cazzo nella sua vagina, e iniziò a sbattersela, senza neanche togliersi i vestiti. Andava come una macchina e Roberta ansimava di piacere. Io e Carla ci mettemmo a sedere su delle poltroncine a guardarci lo spettacolo in silenzio. Pietro pompò per circa un quarto d'ora, poi fece uscire il cazzo fuori e iniziò a schizzare su pancia e tette di Roberta. A quel punto Carla, che aveva assistito come me in religioso silenzio a tutta le scena, mi sorrise.
- La tua fidanzata è piena di schizzi di sborra - mi disse. - Da buon fidanzato sarebbe opportuno che l'aiutassi a ripulirsi. Con la lingua.
- Ma sei matta? - gli dissi.
- E dai, cosa vuoi che sia?
   Pietro e Roberta mi guardavano. Aspettavano una mia decisione. A quel punto mi alzai dalla poltrona e andai da Roberta. Lei mi sorrise, e mi fece capire che la cosa che stavo per fare le piaceva molto. Così tirai fuori la lingua e leccai le lunghe schizzate di sborra di Pietro. In quel momento pensavo: che cavolo sto facendo? Eppure mi eccitava un casino farlo. E quindi con la lingua andai su e giù, lungo la pancia di Roberta, fino a far scomparire tutte le tracce del seme di Pietro. A quel punto Carla e Pietro mi fecero un applauso e Roberta mi diede un lungo bacio con la lingua.

Postato da Andrea.

giovedì 30 gennaio 2014

In treno verso Napoli.

Il treno verso Napoli.


   Alle 9.30 puntuale come un treno svizzero il nostro intercity partì per portarci nella splendida Napoli. Per chi non ci fosse mai stato c’è bisogno di sottolineare la sensualità intrinseca di questa città. A Napoli tutto è sesso, tutto. Dal cibo, al caffè, al mare, alla gente è la città che più di ogni altra è in grado di risvegliare istinti e appettiti che non si possono spiegare, bisogna viverli! E infatti bastò il pensiero di stare andando verso Napoli a mettere tutti di buon umore e anche con un discreto arrapamento. Quando ci fummo sistemati ai nostri posti, i miei compagni di viaggio erano impazienti di conoscere il programma che avevo preparato per quei tre giorni ma naturalmente mi piaceva tenerli sulle spine. Ormai le nostre due coppie erano talmente amalgamate che ci venne naturale sederci a posti invertiti, io di fianco ad Andrea, con Roberta di fronte seduta accanto a Pietro e il treno partì. Mantenni un silenzio pensieroso per i primi 5 minuti del tragitto con gli occhi fissi sulla minigonna girofiga della mia amica che aveva voluto da subito entrare nell’atmosfera mignottesca del nostro viaggetto. Se ne accorse e per invogliarmi a parlare decise di rompere il ghiaccio provocatoriamente. - Riesci a guardarmi bene il sedere, Carla? Altrimenti posso tirar su la mini. - 
Mentre lo diceva aveva aperto le gambe e concluse ridendomi, spudoratamente, in faccia. Mi piaceva questa svolta di Roberta verso l’esibizionismo e notai che anche il suo fidanzato si mostrava piuttosto orgoglioso. 
- Indubbiamente amica, se tirassi su la gonna godremmo tutti di una vista meno difficoltosa -. Roberta evidentemente non aspettava altro, tirò completamente su la mini fino ad offrirci la vista delle sue candide mutandine bianche. 
- Va bene così? - 
-Si inizia a sentire odore di figa, non è che per caso sei già eccitata come una porca? – rispose Pietro al mio posto. 
Roberta non confermò nè smentì ma l’odore in effetti parlò per lei. Senza avere il tempo di ricomporsi fummo sorpresi dall’arrivo del controllore, un ragazzotto sulla trentina, napoletano verace che confermò quello che vi dicevo dei napoletani. Roberta era in vena di giocare come non l’avevo mai vista, fu lei a dire al giovane che non trovava i biglietti. 
- Per questo tenete su la vostra gonna? – fece lui visibilmente divertito.
- Si, è probabile che siano qui da qualche parte – disse Roberta per nulla imbarazzata facendo il gesto di cercarli. 
Facendolo gli offrì il panorama delle labbra della sua fica. Il controllore se ne andò frastornato e contento dimenticando completamente il motivo per cui era venuto là. Rimasti soli senza più paura di essere disturbati, imitai Roberta ma invece di sollevare la gonna la sfilai completamente e dato che al contrario di lei non avevo indossato le mutandine rimasi nuda dall’ombelico in giu accanto ad Andrea. Senza che lui lo chiedesse, mi girai un pochino, offrendo anche io la vista del mio culo. Tutti ci accorgemmo della sua erezione ma nessuno aggiunse altro. Spalancai le gambe per farmi osservare meglio. Era iniziato un gioco senza dircelo in cui l’unica regola era a chi osava di più. La mossa toccava a Roberta che si inginocchiò tra le gambe del fidanzato per tirargli fuori il cazzo duro dai pantaloni, lo baciò, prima di cominciare a leccarlo lentamente. Poi lo fece sparire nella sua bocca, per poi estrarlo lucido di saliva. Lo porse alla mia bocca, come si fa in una partita di scacchi dove si resta in silenzio e si comunica in altro modo il turno dell’avversario. Lo presi in bocca. Continuammo fin verso Latina a passarcelo dalla una bocca all’altra, incuranti del posto in cui eravamo. Alla stazione di Latina, Andrea stava per raggiungere il piacere, io e Roberta decise a dividercelo avvicinammo le facce e lasciammo che lui riversasse tutto il piacere che aveva provato fino ad allora. 
– Un ottimo inizio direi - Dissi rivolgendomi alla mia amica. 
Poi la baciai, facendo scivolare nella bocca di lei la mia lingua. Con il viso impiaccistrato di sperma mi rivestii e iniziai ad illustrare il nostro programma. 
– Siamo quasi arrivati, avremo tutto il tempo per una doccia e sistemarci prima di andare a pranzo. Le prove del concerto non inizieranno prima delle 18 quindi anche il pomeriggio sarà a nostra disposizione. Certo non è il periodo migliore per visitare Napoli ma se siamo fortunati non farà troppo freddo. Dunque ho preso tre camere, due per noi e una riservata al set del nostro film. Ora dobbiamo decidere come dividerci, se non avete nulla in contrario a me piacerebbe molto dormire con Roberta, almeno una notte, sono cose che non faccio da quando ero adolescente e credo ci faccia bene trascorrere un pò di intimità insieme -. 
Furono tutti entusiati, Roberta stava ancora leccandosi le labbra dal mio bacio, e Pietro...beh è probabile che il ricordo del culo di Andrea gli fece accendere un sorriso malizioso. L’unico che non sembrava troppo convinto era proprio Andrea a cui lasciammo la decisione finale prima di scendere alla stazione centrale di Napoli...

Postato da Carla.

mercoledì 29 gennaio 2014

Il soffocone del riscatto.

Il soffocone del riscatto.
(in foto: Ariel Adore, Facialabuse.com)

   Roberta lo ricordava bene come si fa un soffocone; si tolse i vestiti e si mise sul divano, con le gambe sul poggiatesta e la testa verso il basso. A Pietro non sembrava vero che Roberta si stesse offrendo per un soffocone, e così avvicinò il cazzo alla sua bocca e lo infilò dentro, e iniziò a pompare. Era la prima volta che vedevo Carla completamente spiazzata; probabilmente non aveva mai visto una cosa del genere, e così pensai che era arrivato il momento di vendicarmi. Carla, per carità, era una mia grande amica. Ma dopo quello che era successo l'ultima volta, sentivo veramente il bisogno di darle una lezione. D'altronde era stata lei ad architettare tutto. E così le dissi: - Mettiti a fianco a Roberta, nella sua stessa posizione.
E lei: - Cosa?! Ma sei matto? Vuoi farmi soffocare?
- Dai, faccio piano. Vedrai, ti piacerà da impazzire.
- E va bene - disse. - Ma se mi fai male ti faccio inculare di nuovo da Pietro.
   Intanto Pietro pompava la bocca di Roberta, da cui schizzava un quantitativo impressionante di saliva, che le scorreva sulla faccia fino a cadere sul pavimento. Carla si mise nella stessa posizione, un pò scettica in realtà, e aspettò che con la punta del cazzo mi avvicinassi alla sua bocca. Le dissi di aprirla bene, e così mi feci strada al suo interno con tutta l'asta. A quel punto iniziai a scoparmi la sua faccia proprio come Pietro stava facendo con la mia fidanzata, e le mie palle sbattevano contro il suo naso. Dopo cinque minuti che stavo pompando decisi di darle tregua, e feci uscire il cazzo dalle sue labbra. Aveva l'affanno e gli occhi arrossati e la faccia completamente ricoperta dalla sua stessa saliva.
- Oddio! - bofonchiò. - Sono esausta!
- Dai, ci sono quasi. Resisti un altro pò - le infilai nuovamente il cazzo in bocca e continuai a pompare, come se le sue labbra fossero la sua figa.
   Intanto Pietro lo aveva tirato fuori, e mentre Roberta gli leccava le palle lui si masturbava e sborrava copiosamente dappertutto. Io mi sentivo una furia, continuavo a pompare con decisione, poi Carla cominciò a darmi degli schiaffi sulle gambe, e allora capii che forse la cosa non era di suo gradimento, e allora mi fermai. Le liberai la bocca e lei riprese fiato tenendosi una mano alla gola. Anche il suo viso era inondato della sua stessa saliva.
- Carla, stai bene? - le domandò Roberta.
   Carla fece di sì con la testa. Ma a quel punto dovevo sborrare, così iniziai a masturbarmi proprio davanti al suo viso, e mentre riprendeva fiato cominciai a fiottarle in faccia. Ci acquietammo per un quarto d'ora, poi Carla decise di andare a fare una doccia e andò verso il bagno. Restammo solo noi tre sul divano, ma siccome Roberta e Pietro erano intenti a farsi delle romantiche effusioni e a sussurrarsi cose porche all'orecchio, io mi sentii un pò escluso. E così raggiunsi Carla in doccia. Mi misi sotto il getto d'acqua insieme a lei e le insaponai la schiena, e poi con le mani raggiunsi le sue tette, premendole una contro l'altra. Il cazzo mi era ritornato duro, e premeva contro le sue natiche.
- Ti chiedo scusa - le dissi.
- Dì la verità, volevi vendicarti. Non è così?
- Un pò - risposi.
- Sei proprio uno stronzo.
- Dai, adesso mi faccio perdonare.
   Mi inginocchiai e Carla allargò le cosce, e mi ci infilai con la faccia in mezzo, e con la lingua mi feci strada nella sua folta peluria, arrivando alle labbra e leccandola con decisione. Carla iniziò ad ansimare di piacere e mi teneva una mano tra i capelli e mi spingeva. Adesso era lei che mi stava soffocando, ma mi piaceva. Adoravo quell'odore di sudore che aveva lì sotto, e me ne riempii la bocca, fino a farle raggiungere l'orgasmo.
   E così arrivò venerdì. Partimmo per Napoli con il treno delle nove del mattino. Tutti ci chiedevamo cosa sarebbe successo, ad eccezione di Carla, che sembrava avere le idee chiare su quello che sarebbe avvenuto.

Postato da Andrea.

martedì 28 gennaio 2014

Aria di Napoli.

Aria di Napoli.


   Due settimane mi sembrava un tempo sufficiente a far riprendere tutti i miei amici, o dovrei dire pedine, o forse sarebbe meglio amanti dalla nostra ultima pazza avventura prima di invitarli nuovamente a cena, perchè il gioco doveva proseguire. Come avrete capito il nostro più grande piacere non era solo il sesso, ma soprattutto anche il cibo. Avevo dato fondo alla mia arte culinaria preparando una cena abbondante che li avrebbe sfiniti, ma sul menù non vi dirò altro per non anticiparvi la sorpresa che avevo in serbo questa volta. Con mia grande sorpresa non ci fu il minimo imbarazzo nel rivedersi dopo che alcuni tabù importanti erano stati infranti in quel modo che saprete, anzi forse si notava una gentilezza particolare di Pietro nei confronti di Andrea e conoscendolo, come lo conosco io, non si trattava di un banale senso di colpa per quello che era successo tra loro. Senza scadere nel retorico posso affermare che il mio fidanzato stava sviluppando un’attrazione molto particolare nei confronti dell’amico, nulla di omosessuale sia chiaro, ma un affetto complice e maschile che stava conducendo il nostro rapporto nella direzione giusta. La cena trascorse nel modo più tranquillo e naturale del mondo, non ci furono accenni alle nostre porcate, come se non fossero mai accadute, anche se ormai era chiaro che tutti si aspettavano da un momento all’altro la svolta sessuale della serata. Li lasciai attendere e solo quando stavamo per congedarci, convinti che non sarebbe accaduto più nulla, li fermai sulla porta. 
– Che sbadata! Stavo quasi per dimenticarmi una notizia importante, mi dovete scusare, sarà stato il troppo vino – il vino in effetti era stato abbondante quanto il cibo e in particolare la componente maschile della ronda fu sollevata al pensiero che finalmente ora si sarebbe chiavato. 
   Pietro addirittura si stava già sbottonando i jeans. 
Ma non era quello che avevo in mente. – e dunque dicci di cosa si tratta questa volta? – incalzò Andrea eccitato quanto preoccupato. 
Li feci accomodare mentre Pietro senza chiedere il permesso iniziò a smanettarsi lentamente l’uccello a cui nessuno diede troppa importanza, abituati come eravamo ormai a vederlo con il cazzo in mano. – Venerdì sera canto a Napoli! - 
- Ma è bellissimo! Complimenti – rispose Roberta senza nascondere un pò di delusione, dopo aver visto il cazzo di Pietro farsi sempre più grosso aveva voglia anche lei ma non eravamo ancora al punto in cui poteva buttarcisi sopra senza un pretesto. 
– E voi verrete con me. – conclusi per non lasciarli del tutto a bocca asciutta. – Ho pensato a tutto io, ho prenotato i treni e l’albergo per tutti e quattro, passeremo un week end da sogno, in giro per la città, ci riempiremo di pizza fino a scoppiare, vedrete sarà fantastico.- 
   Non aggiunsi altro ma fu facile collegare la notizia al ragù che avevo servito per cena e soprattutto al nostro prossimo peccato da rivivere. 
– Aspetta un attimo – fece Pietro senza smettere di menarselo anzi accelerando anche un pò. – Ma non erano napoletani quei due che ti hanno trapanata nel film? - 
- Non ti sfugge nulla – commentai andandomi a sedere accanto a lui e sostituendo la mia mano alla sua nella sega per esporre meglio il mio prossimo piano. 
– Oltre naturalmente a goderci la città avremo anche il tempo per goderci altro dei napoletani. Volete sapere tutto adesso o preferite aspettare? - 
- Io preferisco che non fermi quella mano – e naturalmente non avevo intenzione di farlo, anzi notai che la mia proposta di viaggio aveva sortito effetti anche sui nostri amici. 
Roberta aveva tirato fuori il cazzo del suo fidanzato e mi stava imitando. 
– Dunque il nostro viaggio questa volta non avrà una sola missione ma ben due. – parlando aumentavo il ritmo e Roberta faceva lo stesso. 
– La prima sarà quella di recuperare il mio film e la seconda...- 
- Di girarne uno nuovo – concluse Roberta entusiasta stringendo il cazzo di Andrea talmente forte da procurargli una schizzata completamente inaspettata che finì sul pavimento del mio soggiorno in un laghetto profumato di sborra. 
–Andrea sei il solito maiale, solo a sentir parlare di film porno schizzi come un ragazzino – lo presi in giro bonariamente.
 – E ora qui chi pulisce? - 
- Al pavimento penserai dopo, anche qui c’è qualcosa da pulire – si vendicò Andrea indicandomi la sua cappella lucida. 
Non ebbe bisogno di ripetermi l’invito che mi ritrovò in ginocchio tra le sue gambe a lucidarglielo gustandomi ogni goccia di sborra, anzi per entrare in tema direi proprio di sfaccimma con mio sommo piacere. 
Roberta rimasta orfana del cazzo rivolse finalmente le sue attenzioni a Pietro e mentre glielo massaggiava volle azzardare – Sapete che l’altro giorno per la prima volta ho fatto il mio primo soffocone? – il cazzo di Pietro si ingrossò a dismisura. 
– E ti sembra giusto che io non c’ero? – replicò.
 – No, infatti ora se permetti ti faccio vedere se ho imparato bene -.

Postato da Carla.

lunedì 27 gennaio 2014

Il soffocone del perdono.

Il soffocone del perdono.

   Beh, non posso negare che provai un certo piacere per la penetrazione anale di Pietro. Ma non potevo confessarlo. Anzi, non "riuscivo" a confessarlo. Come se avessi paura del giudizio di Roberta. Cavolo, Roberta era la mia fidanzata, e cosa avrebbe pensato di me se le avessi confessato che avevo goduto non poco ad accogliere Pietro nel mio orifizio anale. In ogni modo, quella sera io e Roberta ce ne tornammo a casa, e lei si comportò in modo piuttosto insolito. Come se in qualche modo avesse il rimorso per il piano che aveva architettato alle mie spalle. E allora ci mettemmo a letto, e lei mi guardò con una certa dolcezza.
- Cosa posso fare per farmi perdonare per quello che abbiamo fatto stasera?
   Stavo per risponderle che non aveva nulla da farsi perdonare. Volevo confessarle tutto, e cioè, che mi era piaciuto moltissimo. D'altronde a chi avrei dovuto confessarlo, se non alla mia fidanzata? Avevo le parole sulla punta della lingua, stavo per dirglielo, però poi pensai che quella era un'occasione d'oro. A causa del rimorso, avrei potuto chiederle qualsiasi cosa. E così partii all'attacco. Ora o mai più, mi dissi.
- Beh, se proprio vuoi farti perdonare, potresti lasciarti fare un soffocone.
- Cosa? E che roba è? - Roberta sembrava divertita, non aveva mai sentito parlare di una cosa di quel tipo.
- Niente di che, è una specie di pompino.
- Tutto qui? Dai, ci sto. Tutto pur di ricevere il tuo perdono.
   Così mi spogliai. Ce l'avevo già abbastanza duro (fu l'idea che me lo fece indurire, fare un soffocone alla mia fidanzata).
- Devo spogliarmi anch'io? - mi chiese.
- Sì, forse è meglio. Non vorrei che ti si sporcasse il pigiama.
- Ma si può sapere cos'è sto soffocone?
- Adesso te lo spiego. Intanto spogliati, e stenditi sul letto, con la testa ai piedi del letto rivolta verso il basso.
   Roberta fece come le dicevo. E a quel punto andai verso la sua bocca, e puntai il mio cazzo eretto verso le sue labbra, infilandoglielo dentro fino in gola. Praticamente cominciai a scoparmi la sua faccia, e lei cominciò a produrre saliva in quantità indusitriale, che le usciva dagli angoli della bocca a fiumi, colando verso il basso fino a raggiungere il pavimento, e io continuavo con i movimenti del bacino, e le palle le sbattevano contro il naso. Poi lo feci uscire, per accertarmi che stesse bene, e il suo respiro era affannato. La guardai, aveva il viso completamente inondato della sua stessa saliva, e gli occhi si erano molto arrossati.
- Stai bene? - le chiesi.
- Sì - rispose con un filo di voce.
   Così ritornai all'attacco, e infilai di nuovo il cazzo nella sua bocca, e pompai con più decisione. Sentivo chiaramente le palle sbattere contro il suo naso. Stavo per sborrare, ma volevo resistere un altro pò, così lo feci uscire, e Roberta si lasciò andare in un urlo liberatorio. Aveva il fiatone e la saliva dappertutto. Così avvicinai le palle alla sua bocca, e lei me le succhiò per qualche minuto, e intanto mi smanettai fino a raggiungere l'orgasmo, e gli schizzi saltarono alla rinfusa sulle sue tette e sul suo collo. Roberta si ricompose, con il viso ridotto ad una maschera di saliva, si mise a sedere sul letto. Era stanchissima e aveva gli occhi molto rossi.
- Ecco, questo era un soffocone - le dissi.
- Cazzo, non si finisce mai di imparare - rispose riprendendo fiato. - Vorrei tanto sapere dov'è che impari queste cose.
- Semplice, le imparo guardando i porno.
- Santo cielo - Roberta era visibilmente stremata. - Guarda qui, ho la tua sborra dappertutto. Mi sa che andrò a farmi una doccia.
   A quel punto Roberta andò verso il bagno, e io mi acquietai sul letto. Che esperienza, ragazzi! Avevo appena fatto un soffocone alla mia fidanzata. Ero davvero un uomo molto fortunato ad avere una donna come lei. In quel momento mi domandai chi era il prossimo a cui sarebbe toccato rivivere il proprio "peccato". E soprattutto quando. La risposta a quel mio dubbio arrivò due settimane dopo. Come se Carla si divertisse a farci stare tesi come corde di violino. 

Postato da Andrea.

domenica 26 gennaio 2014

Quando il gioco si fa duro.

Quando il gioco si fa duro.


   Scoparci Andrea non fu assolutamente difficile. I cazzi finti che avevo comprato per l’occasione riproducevano alla perfezione le dimensioni dei due maschioni della ronda, io indossai quello più lungo ma sottile che somigliava a quello di Andrea, mentre Roberta assunse il ruolo di Pietro con il suo cazzo più corto ma decisamente più largo. Cominciai io perchè ero più pratica e non volevo rovinare quel gran bel culo con una manovra avventata. Mentre i due fidanzatini pomiciavano appassionatamente preparai con la dovuta attenzione il forellino peloso di Andrea tanto che scivolargli dentro fu una vera passeggiata. Sulle prime non sembrava gradire particolarmente l’invasione ma nemmeno lamentarsene più di tanto e si lasciò scopare buono buono finchè il suo buco non trovò un’apertura accettabile da cederlo alla mia amica Roberta che invece ci andò giù pesante, riuscendo finalmente a far godere anche Andrea di quell’inusuale rapporto. Andammo avanti per un bel pò alternandoci tra le chiappe di Andrea finquando si arrese stremato, ma noi non avevamo ancora goduto quindi lo obbligammo ad inginocchiarsi e gli offrimmo i cazzi finti alla bocca, Andrea passava mugolando da una cappella all'altra, con l’abilità di una puttana da strada.

Decisi che per venire mi sarei fatta leccare la fica. Feci inginocchiare Andrea e lui si chinò in avanti, e quello fu il segnale per i miei complici per passare alla seconda parte del gioco di cui tutti eravamo a conoscenza meno ovviamente il povero Andrea. Accolsi la sua testa tra le cosce impedendogli di accorgersi di cosa sarebbe accaduto nella stanza. Cominciò a lavorare di lingua, con il suo solito impegno e Roberta ne approfittò per andare ad aprire la porta di nascosto.

Gli tenni la testa incollata ai miei peli, prendendogli con decisione per la nuca con la mia mano grassoccia. 
- Aaahiii!!! -

Il grido di Andrea si diffuse nella stanza come la sensazione di dolore lancinante al buco del culo. Fu solo a quel punto che realizzò che non si trattava di Roberta in preda ad un nuovo raptus inculatorio.
 - Pietro ma che cazzo fai?  - protestò. 
-Hai sbagliato nome, ma come non mi riconosci? Sono il tuo amichetto Raffaele! - 
- Sei uno stronzo! - 
- Coraggio, fai il bravo...ho visto che non hai perso le vecchie abitudini - gli rispose lui, con voce gentile e decisa, continuando a spingere e tenendolo fermo per i fianchi con mani.

Andrea poteva sicuramente ribellarsi, scalciare, urlare, ma temeva di passare da guastafeste in un gioco così ben architettato. 
- Tiralo fuori, non mi piace, non sono un frocio...- 
- Nemmeno io sono un frocio, cosa credi? - rispose lui un po' stizzito, - ma sono ore che ho il cazzo dritto, ed il tuo è l'unico buco libero che ho trovato, visto che le amichette con cui te la fai ne hanno uno grosso anche loro! - 
- Ma io non voglio...- 
- Ehi amico, ascolta bene. Siamo qui per divertirci tutti quanti insieme, senza stupidi tabù e senza piantare grane. Cerca di lasciarti andare e prova a divertirti anche tu. – intervenni autoritaria. 
- Ma mi fa male...- 
- Per forza, se continui ad agitarti così! Rilassati e vedrai che andrà tutto molto meglio. E pensa a quante volte hai fottuto nel culo in vita tua, fregandotene se sentivano dolore o meno. -

Ebbi il potere di zittirlo.

Rassegnato, tornò a girarsi per immergersi con tutto se stesso nella mia fica con il cazzo del mio amico nel culo.

Per riflesso i suoi muscoli anali si contraevano in modo assolutamente doloroso contro il cazzo durissimo che continuava a stantuffare nelle sue viscere.

Non solo lo stava prendendo vigorosamente nel culo, ma tutto questo avveniva sotto gli occhi attenti della sua ragazza. Guardandola negli occhi cercò di contenere il piacere fisico, lasciando ogni tanto scappare qualche sospiro più rumoroso a bocca aperta. 
Gli sussurrai approvando - Perfetto, ottimo così! -  
 e “Raffaele” preso da una smania di esibizionismo, alzò la gamba in modo che Roberta potesse ammirare di fianco lo spettacolo del cazzo che entrava e usciva dal buco e magari le sarebbe venuta voglia di sostituirsi al fidanzato.

Io intanto grugnivo, mugolavo, gli dicevo le porcate più assurde 
- Sì... godi... prenditi questo cazzo nel culo... te lo sfonda... sei una troia...- 
A quel punto intuimmo che  Pietro stava per venire. "The show must go on".

Andrea gli sussurrò con molta discrezione, per non farsi sentire - Non fare cazzate, vienimi dentro -. Lui rispose ad alta voce - Sì, troia... ti schizzo dentro come vuoi tu... ti innaffio l’intestino di sperma...- e con cinque sei colpi ben assestati, per lui lancinanti, si portò oltre il limite, lanciando un grido stile Tarzan.

Fece non meno di sei sette schizzi intensi. A ogni schizzo il suo cazzo gli vibrava nel culo.

Finita la sceneggiata Pietro riprese fiato 
- Cazzo, mi è piaciuto un sacco farti il culo, lo sai? Non me l'aspettavo...- 
- Vaffanculo! Sei uno stronzo! - con una voce un po' piagnucolosa.

Postato da Carla.