lunedì 20 gennaio 2014

La porcata di Roberta e Pietro.

La porcata di Roberta e Pietro.

(in foto: Diamond, Cock suckin on the Danube, DDFProd.com)

- Ma hai visto come ci guardava? È stato imbarazzante – disse Carla mentre percorrevamo il viale principale di Villa Borghese. –
Io al posto suo mi sarei vergognata da morire.
- Chissà, magari per lui due euro sono più importanti della vergogna.
   Avevamo ancora due ore, ma ormai la porcheria era fatta. Dovevamo solo perdere tempo fino alle sette, così ce ne andammo sul Corso, mano nella mano, a rovistare nei negozi di abbigliamento. Carla ne era attratta, e mi chiedeva consigli su tutto. Ma io, visto che ormai si era instaurata una certa confidenza, le consigliavo solo indumenti da porca; minigonne, calze a rete, tanga, e lei rideva ogni volta che le dicevo che addosso, quelle cose, le sarebbero state d’incanto.
- Ma mi ci vedi con questo? – mi domandò mostrandomi un perizoma fucsia coi bordini neri.
- Questo magari è un po’ pacchiano, ma questo magari… - allungai una mano e presi una culotte bianca di satin, con i bordi merlettati, che secondo me avrebbe valorizzato tanto le grandi forme del suo culo.
- Ma allora sei un romantico – disse guardandola bene. – Prima tenti di baciarmi, poi mi dici che questa culotte mi starebbe bene. È fortunata Roberta ad avere un uomo passionale come te. Pietro invece è un po’ più rude, lui avrebbe optato per il perizoma fucsia.
- Io e Pietro siamo molto diversi – dissi. – Lui è più sicuro di se. Me ne sono accorto durante la mascherata. Quando vi siete “dedicate” a lui, Pietro mi è sembrato molto a suo agio.
- Sì, tu eri un po’ nervoso – confermò Carla. – E infatti c’hai messo la metà del tempo a venire. Dovresti rilassarti di più, lasciarti andare.
- Pietro dev’essere molto bravo a fare l’amore – dissi.
- Lo fa da Dio! – rispose sorridendo e abbassando lo sguardo sulla culotte che le avevo fatto notare. – Farò in questo modo, comprerò sia questa che il perizoma. Così faccio contenti tutti e due.
   Ritrovammo Pietro e Roberta all’ingresso della metro di Piazza di Spagna, mano nella mano. Guardai la mia fidanzata negli occhi, come se cercassi di capire cosa avevano fatto. Ma mi sorrise e basta, senza dirmi niente. Camminammo fino a raggiungere i treni, e poi le nostre strade si separarono, ma questa volta ognuno col proprio partner e la propria partner.
   Dopo aver cenato, in religioso silenzio, io e Roberta ci mettemmo a letto. E lì ci raccontammo tutto.
- Voi cosa avete fatto?
- Beh, abbiamo fatto una bella passeggiata – rispose sorridendomi. – E poi siamo andati sul lungo Tevere.
- Tutto qui?
- No, certo che no. Abbiamo fatto anche qualcos’altro.
- E dai, racconta. Non farmi stare così.
   Il cazzo mi si indurì in pochi istanti, Roberta lo cercò con la mano e quando lo toccò e si rese conto della sua consistenza, spalancò gli occhi.
- Tesoro, sei notevolmente eccitato!
- Da morire. Dai, racconta.
- D’accordo. Siamo scesi sulla banchina e abbiamo continuato la passeggiata. Non c’era nessuno in giro, così arrivati sotto ad un ponte, adesso non ricordo quale, non li ho mai imparati i nomi dei ponti romani, comunque mi sono guardata attorno e poi mi sono abbassata e ho tirato giù la lampo di Pietro. Ce l’aveva durissimo, è schizzato fuori da solo. Pensa che non portava neanche le mutande. È venuto fuori quasi con uno scatto. Non mi ha accecata per qualche centimetro. E a quel punto gli ho fatto un pompino.
- Ti è piaciuto?
- Sì, molto. Però non veniva mai, cavolo! Sono stata per più di venti minuti con la bocca attaccata al suo cazzo, facevo del mio meglio, gli ho leccato anche i coglioni, ma lui niente. Resisteva. E dentro di me pregavo che sborrasse in fretta, perché avevo paura che potesse vederci qualcuno.
- E alla fine dove ti ha sborrato?
- Che domande! In faccia, no? Ad un certo punto mi ha presa per i capelli e mi ha tirato la testa indietro, e con l’altra mano si è preso l’uccello in mano, puntandolo verso il mio viso. Si è masturbato per qualche manciata di secondi e ha cominciato a eiaculare. Mi ha riempita di schizzi, ad un certo punto ho dovuto chiudere gli occhi per quanta ne era.
- E come ti sei pulita?
- Coi clinex.
- Ma voi donne camminate sempre coi clinex a portata di mano?
- Perché?
- Perché anche Carla li aveva.
- Beh, come vedi possono sempre tornare utili. Ora tocca a te. Quali porcherie avete fatto?
- Ci siamo masturbati.
- Hai sborrato?
- Sì. La mano di Carla era un pasticcio.
- Vi siete baciati? – mi domandò con un po’ di preoccupazione.
- No – aspettai qualche minuto prima di dirle la verità. Perché non sono mai stato bravo a mentire. – Ma io ho cercato di farlo. Lei non ha voluto.
   A quel punto Roberta si voltò da quell’altra parte. Certo, avevo commesso un errore, era colpa mia. Ma ero stato sincero, avevo detto tutta la verità. Ed ero sicuro che Pietro non avesse fatto lo stesso con Roberta, perché lui non era un passionale e poi lui sapeva benissimo le regole del gioco. Il gioco era un qualcosa che non c’entrava niente con l’amore. Per questo a Roberta la mia affermazione dovette dare molto fastidio. Le accarezzai il braccio e lei si allontanò.
- Mi dispiace, ma se le cose stanno così non ci sto più.
- Ti prometto che non succederà un'altra volta.
- Il gioco non ha niente a che vedere con quello che hai fatto. Carla non è la tua donna. Se la prossima volta non ti controllerai potrai dire addio a tutto. Anche a me. Buonanotte. 

Postato da Andrea.
 

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