mercoledì 15 gennaio 2014

Il peccato di Carla.

Il peccato di Carla. 

(in foto: Savannah Secret, AssholeFever)

- Comincio io – disse Carla. - Ma dopo dovete farlo anche voi. Non vi sarà facile credere a questa cosa, ma una volta mi sono trovata nel cast di un film porno.
- See – disse Roberta. – Questa valla a raccontare a un altro.
- Amore, questa cosa non me l’avevi mai detta – continuò Pietro, che non era per niente scosso, piuttosto era molto curioso. E non so come facesse a mantenere quella calma, perché al posto suo, se la mia ragazza m’avesse detto una cosa del genere sarei sbiancato e diventato di pietra.
- Ma non era un porno professionale – specificò Carla. – No, no. Assolutamente. Avevo appena compiuto diciotto anni e avevo voglia di mettermi in mostra, e soprattutto di acquisire più sicurezza per quanto riguarda il mio corpo. Così trovai su Internet l’annuncio di un sedicente regista alle prime armi, che cercava un attrice per girare una scena di doppia penetrazione. Andai nel luogo indicatomi, una cantina tutta sgangherata di un palazzo del centro storico. Abitavo ancora a Torino coi miei, allora. I miei due partner erano due napoletani cafonissimi che parlavano solo dialetto. È stato terribile, però divertente. Mi sono divertita un sacco. Non capivo nulla di quello che dicevano.
- Che ti dicevano? – le chiese Pietro.
- Cose così, tipo: mo t’o mett’ n’gulo! – Carla ingrossò la voce per rendere la scena più divertente. – Te piace ‘o cazz, zoccola? Piglialo ‘m bocc, e famme nu bucchino.
   Scoppiammo tutti a ridere per il suo modo di parlare in napoletano.
- Miettete ‘a pecora e arap’ ‘e cosce! Famme nu pesc’ mano.
- E come l’avete fatto? – domandò ancora Pietro.
- L’abbiamo fatto soprattutto a panino, con me in mezzo.
- E ti hanno fatta male?
- Beh, un po’ sì. Era la prima volta che facevo sesso anale.
- Ok, ci hai detto che erano cafonissimi – disse Roberta. – E questo è appurato. Ma almeno erano bravi a fare l’amore?
- Scopavano da Dio, questo bisogna riconoscerlo. Certo, forse c’avevano un po’ troppa foga, infatti vi confesso che per qualche attimo mi sono sentita quasi un oggetto, nelle loro mani. Forse è per questo che non ho continuato su quella strada. Infatti il regista mi propose di girare altre scene, ma io gli dissi di no.
- Beh, ora devi tirarlo fuori questo filmetto – disse Pietro.
- E dove lo vado a prendere? È stato dieci anni fa, e inoltre ci sono solo una cinquantina di copie. Ce l’avrà solo qualche collezionista incallito.
- Ma alla fine dove hanno eiaculato? – domandò ancora Pietro.
- In faccia, uno per volta.
- Quanto ti ha dato il regista?
- Roba come duecento euro. Era appena uscito l’euro, e io non ci capivo un cavolo, quindi mi sembravano un botto di soldi. Poi col tempo mi sono resa conto che avrei potuto chiedergli di più. Perlomeno seicento. Ma ripeto, avevo diciotto anni, i maschietti non mi guardavano nemmeno e io c’avevo tanta voglia di farlo.
- Ci stai facendo morire dalla curiosità – disse Roberta ridendo. – Ora dobbiamo assolutamente cercare quella cassetta.   
- E allora, che ve ne pare? Siete eccitati abbastanza? – domandò Carla, infilandomi in bocca un pezzetto di frutta. Non posso assolutamente nascondere che avevo il cazzo che mi stava per esplodere, proprio piantato in mezzo alle sue cosce, e Carla me lo stuzzicava accarezzandomelo con le labbra della sua vagina. E la peluria che la circondava mi dava un piacevole solletico al frenulo, così intenso che iniziai a fiottare, e la sborra finì per impiastricciarsi proprio in mezzo a quella peluria rossiccia. Carla guardò con estrema attenzione la fuoriuscita del mio sperma, poi mi sorrise guardandomi con quei suoi magnetici occhi verdi.
   Dall’altra parte, Roberta e Pietro ci guardavano con un’aria pensosa. Come se stessero seguendo un film molto intenso di contenuti. Avevano capito che ero appena venuto, ma non dissero niente. Sono incidenti che possono accadere. Poi Roberta ritornò a guardare Pietro, imboccandogli dell’altra frutta; dell’uva per la precisione. E lui se la prendeva e intanto le accarezzava la schiena, fino a scendere al sedere. Glielo allargò con entrambe le mani; vidi chiaramente il buco del condotto anale della mia ragazza allargarsi e sbocciare proprio davanti ai miei occhi.
- Che ne dite di passare al dolce? – domandò Carla.
- Abbiamo anche il dolce? – chiese Pietro.
- Certo che ce l’abbiamo – Carla si alzò in piedi, scoprendo così il mio cazzo imbrattato di sborra. – Però lo consumiamo sul divano, cosa ne dite? 

Postato da Andrea.

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