Il peccato di Carla.
(in foto: Savannah Secret, AssholeFever)
- Comincio io –
disse Carla. - Ma dopo dovete farlo anche voi. Non vi sarà facile credere a
questa cosa, ma una volta mi sono trovata nel cast di un film porno.
- See – disse Roberta.
– Questa valla a raccontare a un altro.
- Amore, questa
cosa non me l’avevi mai detta – continuò Pietro, che non era per niente scosso,
piuttosto era molto curioso. E non so come facesse a mantenere quella calma,
perché al posto suo, se la mia ragazza m’avesse detto una cosa del genere sarei
sbiancato e diventato di pietra.
- Ma non era un
porno professionale – specificò Carla. – No, no. Assolutamente. Avevo appena
compiuto diciotto anni e avevo voglia di mettermi in mostra, e soprattutto di
acquisire più sicurezza per quanto riguarda il mio corpo. Così trovai su
Internet l’annuncio di un sedicente regista alle prime armi, che cercava un
attrice per girare una scena di doppia penetrazione. Andai nel luogo
indicatomi, una cantina tutta sgangherata di un palazzo del centro storico.
Abitavo ancora a Torino coi miei, allora. I miei due partner erano due
napoletani cafonissimi che parlavano solo dialetto. È stato terribile, però
divertente. Mi sono divertita un sacco. Non capivo nulla di quello che
dicevano.
- Che ti
dicevano? – le chiese Pietro.
- Cose così,
tipo: mo t’o mett’ n’gulo! – Carla
ingrossò la voce per rendere la scena più divertente. – Te piace ‘o cazz, zoccola? Piglialo ‘m bocc, e famme nu bucchino.
Scoppiammo tutti a ridere per il suo modo di
parlare in napoletano.
- Miettete ‘a pecora e arap’ ‘e cosce! Famme
nu pesc’ mano.
- E come l’avete
fatto? – domandò ancora Pietro.
- L’abbiamo
fatto soprattutto a panino, con me in mezzo.
- E ti hanno fatta
male?
- Beh, un po’
sì. Era la prima volta che facevo sesso anale.
- Ok, ci hai
detto che erano cafonissimi – disse Roberta. – E questo è appurato. Ma almeno
erano bravi a fare l’amore?
- Scopavano da
Dio, questo bisogna riconoscerlo. Certo, forse c’avevano un po’ troppa foga,
infatti vi confesso che per qualche attimo mi sono sentita quasi un oggetto,
nelle loro mani. Forse è per questo che non ho continuato su quella strada.
Infatti il regista mi propose di girare altre scene, ma io gli dissi di no.
- Beh, ora devi
tirarlo fuori questo filmetto – disse Pietro.
- E dove lo vado
a prendere? È stato dieci anni fa, e inoltre ci sono solo una cinquantina di
copie. Ce l’avrà solo qualche collezionista incallito.
- Ma alla fine
dove hanno eiaculato? – domandò ancora Pietro.
- In faccia, uno
per volta.
- Quanto ti ha
dato il regista?
- Roba come
duecento euro. Era appena uscito l’euro, e io non ci capivo un cavolo, quindi
mi sembravano un botto di soldi. Poi col tempo mi sono resa conto che avrei
potuto chiedergli di più. Perlomeno seicento. Ma ripeto, avevo diciotto anni, i
maschietti non mi guardavano nemmeno e io c’avevo tanta voglia di farlo.
- Ci stai
facendo morire dalla curiosità – disse Roberta ridendo. – Ora dobbiamo
assolutamente cercare quella cassetta.
- E allora, che
ve ne pare? Siete eccitati abbastanza? – domandò Carla, infilandomi in bocca un
pezzetto di frutta. Non posso assolutamente nascondere che avevo il cazzo che
mi stava per esplodere, proprio piantato in mezzo alle sue cosce, e Carla me lo
stuzzicava accarezzandomelo con le labbra della sua vagina. E la peluria che la
circondava mi dava un piacevole solletico al frenulo, così intenso che iniziai
a fiottare, e la sborra finì per impiastricciarsi proprio in mezzo a quella
peluria rossiccia. Carla guardò con estrema attenzione la fuoriuscita del mio
sperma, poi mi sorrise guardandomi con quei suoi magnetici occhi verdi.
Dall’altra parte, Roberta e Pietro ci
guardavano con un’aria pensosa. Come se stessero seguendo un film molto intenso
di contenuti. Avevano capito che ero appena venuto, ma non dissero niente. Sono
incidenti che possono accadere. Poi Roberta ritornò a guardare Pietro,
imboccandogli dell’altra frutta; dell’uva per la precisione. E lui se la
prendeva e intanto le accarezzava la schiena, fino a scendere al sedere. Glielo
allargò con entrambe le mani; vidi chiaramente il buco del condotto anale della
mia ragazza allargarsi e sbocciare proprio davanti ai miei occhi.
- Che ne dite di
passare al dolce? – domandò Carla.
- Abbiamo anche
il dolce? – chiese Pietro.
- Certo che ce
l’abbiamo – Carla si alzò in piedi, scoprendo così il mio cazzo imbrattato di
sborra. – Però lo consumiamo sul divano, cosa ne dite?
Postato da Andrea.
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