Una gang di prova.
Erano ormai le 4 del
mattino quando i due ernegumeni finirono di svuotare i coglioni sulla mia
amica, Roberta era visibilmente provata ma difficilmente vedrete una donna più
soddisfatta dopo aver preso due cazzi di quella maniera in entrambi i buchi. Inutile
dire che l’adrenalina scaricata aveva fatto sparire ogni traccia di sonno e
stanchezza nonostante il viaggio e l’ora tarda. Napoli è straordinaria anche
per questo, in ogni momento esprime la vitalità di una città che non dorme mai.
Mentre Roberta giaceva sfinita sul letto i nostri due tori non avevano l’aria
di chi ne aveva avuto abbastanza e sinceramente io non sono mai stata la tipa
che si accontenta di un pompino. Facendo due conti in quella stanza avevo a
disposizione quattro uomini, proprio come nel peccato di Roberta, quindi perchè
non portarci avanti con il lavoro? Roberta non sarebbe stata in grado di
muovere un solo muscolo, non avrebbe certo protestato se mi fossi appropriata
del suo peccato, mentre riflettevo sul da farsi concessi a tutti una pausa
ristoratrice e tornai all’attacco, spogliandomi. Rimasi in piedi davanti ai
quattro maschietti con addosso solo reggiseno, calze, reggicalze e scarpe.
- Che
ne dite adesso di fare le prove del film che gireremo domani? - chiesi
permettendo a tutti di ammirare lo spettacolo.
- Tutti...? - riuscì a chiedere
Leo.
- Direi proprio di si! - confermai avanzando di un passo verso di loro. Il
mormorio di assenso fu unanime, misto ad espressioni di compiacimento e di
incredulità.
- Uno di voi, magari a turno, può riprendere tutto! - dissi.
-
Cosa? – domandò Pietro esterrefatto.
- Avete capito bene. Voglio essere ripresa
mentre mi sbattete. Se non vi va di essere riconosciuti, usiamo le mascherine,
ma dovete riprendere tutto. –
L’esitazione fu minima, l’essere i protagonisti
di un film porno in fondo è un sogno di molti
- Dov’è la videocamera? - chiese
Andrea.
- Mhmmm! - mugolai affondandomi il membro di Adriano
in gola e risputandolo lentamente senza perdere altro tempo. I membri dei miei
due fidanzati spiccavano notevolmente e svettavano rigidi puntati contro di me:
diversi da quelli dei due stalloni ma comunque due sberle che avrebbero fatto
un figurone nel nostro film. Quello di Adriano chie stavo succhiando, già
rappresentava una dotazione non proprio comune, si aggirava certamente sulla
ventina abbondante di centimetri e, ad occhio e croce, sui cinque centimetri di
diametro. Ma l’uccello di Leo era un vero e proprio mostro, iniziavo a dubitare
decisamente di riuscire a chiuderci le dita attorno ed in quanto a lunghezza...
Continuai a succhiare Adriano con tutta l’abilità che lui già aveva potuto
apprezzare nel mio primo film, senza mai distogliere gli occhi da quel biscione.Gli altri, dapprima titubanti, si fecero lentamente più audaci, avvicinandosi quasi con reverenza, incoraggiati dai miei gesti, ed in breve tempo mi ritrovai tutte le loro mani che mi esploravano senza ritegno. Mi fecero distendere sul letto, divaricandomi le gambe, subito una lingua esperta, prese a leccarmi la fica, depilata perfettamente prima di partire. Un uccello per mano ed un in bocca, mentre Andrea continuava a girarci intorno con la videocamera che riprendeva ogni dettaglio. Risputai l’uccello che avevo in bocca per riprendere fiato, ma subito un altro ne prese il posto, letteralmente scopandomi in gola. Se all’inizio avevo intenzione di mantenere il controllo della situazione, a qual punto mi lasciai andare completamente in balia dei miei stalloni. Presto non mi fu più sufficiente la lingua che mi frugava: volevo qualcosa di più, un palo di carne che mi soddisfacesse. Ne afferrai uno a caso e lo feci distendere sul letto, poi gli fui sopra prima di accorgermi che si trattava di Adriano, guidai il glande turgido all’entrata della fica e mi ci lasciai cadere di peso, impalandomi a fondo.
- Sbattimi. - riuscii a
mormorare, poi si trovò davanti al naso il biscione di Leo.
Lo guardai per un
secondo poi, afferrandolo a due mani, ne inghiottii la punta. Per quanto mi
sforzassi, non riuscivo ad ingoiare più del glande paonazzo, mentre il mio
ragazzo mi incitava a prenderne di più. Pietro era alle mie spalle e mi infilò un
dito nel sedere, strappandomi un nuovo mugolio di piacere. Mi voltai leggermente,
e gli sorrisi.
- Mettici l’uccello. - gli mormorai.
Pietro non se lo fece ripetere:
si piazzò dietro di me e iniziò a spingere. Nonostante tutte le nostre porcate
non avevamo ancora mai fatto una cosa del genere e non riuscì ad entrare. Senza
scompormi troppo, presi in mano la situazione e lo diressi a destinazione.
Affondò di botto, strappandomi un urlo di dolore, e cominciò a muoversi come un
forsennato.
- Vacci piano! - lo esortai sia per il dolore sia perché sospettavo
che, altrimenti, non sarebbe durato molto.
- Non avere fretta...
Postato da Carla.
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