L'elemento passivo.
Insomma, se le pareti di quella camera d’albergo potessero parlare, ne
avrebbero di cose da raccontare. La serata si concluse un’oretta dopo, quando
Carla, completamente inondata di sborra, mandò via tutti gli uomini, e si
chiuse in camera soltanto con Roberta. In poche parole ci mise alla porta a tutti,
e nel corridoio ringraziai sia Adriano che Leo per aver trattato Roberta con
quel rispetto di cui altri uomini non sarebbero stati capaci.
Non so con esattezza cosa fecero Carla e Roberta da sole, chiuse in
camera. D’altronde questi erano i patti: avremmo dormito in camere separate.
Anche se non nascondo che a me sarebbe piaciuto dormire con Carla. Adriano e
Leo andarono via. L’indomani ci saremmo rivisti soltanto col primo, che ci
avrebbe consegnato il film di Carla, a patto di averne un altro, tutto nuovo,
che avremmo fatto per l’occasione, con loro due come protagonisti esclusivi.
Così io e Pietro raggiungemmo la nostra camera. Lui si spogliò completamente e
si distese sul letto. Aveva l’abitudine di dormire senza vestiti, così mi
disse. Rimanemmo in silenzio per qualche attimo, e io non potevo fare a meno di
guardarlo. E vidi che ce l’aveva moscio, ma col passare del tempo gli si indurì
di nuovo, raggiungendo un erezione spropositata.
- Sai – mi disse. – Quando penso alla
tua Roberta mi viene sempre duro.
- Allora immagino che adesso stai
pensando a lei – risposi facendo riferimento alla sua erezione.
- Proprio così – continuò e se lo
strinse in una mano, andando su e giù lentamente. – Ti ho sempre invidiato, in
questo senso.
- Beh, anche Carla non è male. Certe
volte vorrei essere al posto tuo, per averla completamente.
- Non lo faresti mai – rispose.
- Perché dici così?
- Perché tu sei l’elemento passivo del
nostro quartetto.
Non riuscivo a capire. Cosa voleva dire con quella cosa? Poi ci pensai,
e forse aveva ragione. Quella sera ero stato l’unico a non aver penetrato né
Carla né Roberta. Ero rimasto lì a guardare e a smanettarmi, senza mai
partecipare attivamente alla doppia monta. E inoltre, ero stato io quello che
aveva leccato la pancia di Roberta, quando quella mattina Pietro l’aveva
schizzata di sborra. E infine, ero stato io a ricevere una penetrazione anale
sia da parte di Pietro che di Roberta e Carla con i loro strap-on. In confronto
a Pietro, io ero davvero l’elemento passivo.
- Tu non avrai mai Carla completamente –
disse Pietro, - non perché non ne sei capace, ma perché è Carla che potrebbe
averti completamente.
Ancora altre parole da decifrare. Sembrava che Pietro stesse
farneticando cose filosofiche, ma invece erano fatti che avevano molto senso.
Aveva ragione. Non sarei mai riuscito a possedere Carla. Sarebbe stata lei a
possedermi. Carla era una ragazza a cui piaceva possedere i suoi uomini. Era
incline alla dominazione, e io ero lo schiavo perfetto. Ero colui che si
sarebbe fatto fare qualsiasi cosa. Pietro era uno stallone vero, e questa cosa
non lo riguardava, ma Carla sembrava avere nei miei confronti una specie di
obiettivo, quello di rendermi schiavo. Era stata lei a dirmi di ripulire con la
lingua l’inguine di Roberta imbrattato di sborra. Era stata lei a organizzare
il mio rapporto anale con Pietro. Sarebbe stata lei a progettare chissà quanti
altri giochi di dominazione, mentale e non. Capii che Carla aveva il potere di
farmi fare quello che voleva, e io non ero in grado di opporre resistenza.
Capii che avevo ragione quando mi arrivò un sms sul cellulare. Me lo
mandava Carla. Diceva: “se conosco bene Pietro, ora è sul letto con il cazzo in
mano. Su, non fare il timido. Lo so che lo vuoi. Prendilo”. Lessi il messaggio
a voce alta, e Pietro mi sorrise. Così allungai una mano verso il suo cazzo, e
ci chiusi le dita intorno, e lo iniziai a masturbare. Era enorme. Solo in quel
momento riuscii a capire come mai era così fortunato con le donne. Lui aveva
una marcia in più. E a quel punto fui preso da una specie di raptus, e me lo
misi in bocca. Era la prima volta che facevo una cosa del genere. A quel punto
arrivò un altro sms sempre da Carla: “bravo, così!”. Quasi come se vedesse
quello che stavo facendo. Ma posso solo supporre che lo stesse immaginando.
In pochi attimi il cazzo di Pietro era completamente ricoperto dalla mia
saliva, il suo grosso glande luccicava alla luce della lampada del comodino.
Sentivo che stava per raggiungere l’orgasmo perché lo sentii pulsare contro la
mia lingua, e così lo feci uscire dalla bocca e lo masturbai con intensità,
fino a farlo eiaculare. Non posso dire che gli schizzi furono copiosi, perché
era già la quarta volta che veniva quel giorno. Uscirono solo due gocce deboli,
che colarono lungo l’asta, e si posarono sulle sue palle. Nient’altro.
- Sei un fenomeno – mi disse, e scoppiò
a ridere.
Postato da Andrea.
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